Chi non ha mai praticato Vrikshasana durante una lezione di Yoga? Ti sei mai chiestə quale simbologia esprimi e contatti dentro di te? Scopriamolo insieme…
Da sempre la crescita di un albero ha ricordato all'uomo quella ideale dell'essere umano, con le radici salde nel terreno, un tronco robusto a sorreggerlo, la possibilità di unire con rami e radici la terra al cielo.
Infatti, uno degli scopi dell'agire dell'albero, così come quello dell'uomo è la ricerca incessante della luce, unendo simbolicamente la materia con lo spirito, attraverso la propria solidità.
Un albero può affrontare le varie stagioni della vita senza perdersi, ma rinnovandosi ad ogni stagione. Nell'abbraccio delle fronde di un albero generoso trovano ospitalità e rifugio, altre creature che possono anche cibarsi dei suoi frutti traendo il nutrimento.
In effetti uomini e alberi sono simili: tronco eretto, braccia lunghe, piedi a terra, la resina che ricorda le lacrime umane.
Mircea Eliade, il grande antropologo ci ricorda il profondo parallelismo al quale si è accennato, che esiste in particolare tra la condizione del praticante di yoga e quella di un vegetale.
Lo yogin, attraverso la propria pratica, coltiva infatti una vera e propria pianta psichica che fa crescere dentro di sé la ricerca della stabilità del corpo, il rallentamento del ritmo del respiro, il restringimento il campo della coscienza fino a ridurlo ad un solo punto di interesse.
Tutto ciò, rendendo lo yogin simile ad una pianta, non si limita ad una mera integrazione con le simbologie vegetali, ma tali simmetrie, che si scorgono nelle posizioni, nella respirazione e nella concentrazione yogica, ci sembrano perfettamente spiegabili col simbolismo arcaico della sacralità e della rinascita.
Nella tradizione indiana, infatti, gli alberi sono animati da uno spirito, da un genius loci specifico che li difende, li tutela rappresentandone al contempo le valenze più profonde.
Dal punto di vista spirituale, inoltre, l'albero, nelle sue incessanti trasformazioni, è un esempio di come anche un piccolo seme, apparentemente indifeso, racchiuda in sé tutte le potenzialità come, del resto, l’essere umano.
A tal proposito, nelle Upanishad si racconta una storia estremamente interessante.
Un grande saggio stava cercando di insegnare a suo figlio l'essenza della conoscenza suprema.
Un giorno il figlio chiese il motivo per cui non riusciva a vedere l'anima, sebbene essa sia in ogni cosa. Il saggio quindi lo mandò a prendere un Fico da un albero davanti a loro e gli chiese di aprirlo.
“Che cosa vedi?” chiese il saggio. “Niente” rispose il figlio.
“Come niente?” disse il saggio. “Se non ci fosse niente nel seme, come potrebbe quel niente originare un possente albero come quello che vedi davanti a te?”
In verità, mio caro, da quell'essenza sottile che tu non percepisci, deriva quel grande albero. Credimi, aggiunse quindi il saggio, il mondo intero ha questa sottile essenza che ne costituisce l’anima. Quella è la realtà.
Quello e l'Atman, quello sei tu figliolo.
In India il culto degli alberi è narrato dalle scritture sacre.
In questo paese la gente si ferma a pregare e a meditare ai piedi di alberi speciali a cui si offrono cibo, acqua, fiori e incenso.
Nei Veda troviamo l'immagine di un albero capovolto chiamato Aśvattha, simbolo della vita e della creazione.
Quest’albero speciale porta le sue radici in alto ed i suoi rami verso il basso.
Sarebbe lo stesso brahman, il senza forma, a manifestarsi come un immenso albero rovesciato per dar vita al cosmo.
Spesso troviamo miti che descrivono la creazione dell'uomo a partire da un albero, così come quelli che narrano la trasformazione di uomini in alberi, sottolineando ancora una volta il grande legame tra gli esseri umani e l’elemento arboreo.
Dal punto di vista psicologico l'albero rappresenta una serie di caratteristiche preziose quali la pazienza, la fermezza, la forza, la determinazione e la generosità.
Quest’ultimo attributo lo troviamo rappresentato in un’altra storia tratta dal Jātaka, la “ghirlanda delle rinascite”, che è appunto una raccolta di storie della letteratura buddista.
Molto tempo fa sulle rive del Gange, nella città di Varanasi, viveva un re chiamato Brahmadatta.
Egli era un buon re e governava molto bene sulla sua terra.
Non c'erano guerre ed il commercio era fiorente.
La generosità e la gentilezza imperavano nel popolo grazie al suo esempio. E, pur essendo un uomo modesto, Brahmadatta non poté fare a meno di pensare che il suo piccolo regno sulle rive del Gange, fosse il migliore di tutti.
Lui era il migliore dei re. E il migliore dei re, doveva avere il più bello dei palazzi e così un giorno pensò che ogni palazzo reale che aveva visitato era sostenuto da molte colonne.
Un palazzo con molte colonne è qualcosa di ordinario, una cosa molto comune.
Lui non considerandosi un re ordinario decise di farsi costruire un palazzo sorretto da un'unica colonna. Il suo palazzo sarebbe stato diverso. Il migliore di tutti.
Convocò quindi gli architetti e gli ingegneri reali chiedendo loro la possibilità di costruire un palazzo sorretto da una sola colonna.
Gli ingegneri e gli architetti ovviamente obbedirono e si recarono in una foresta li vicino, dove trovarono molti alberi grandi, resistenti, robusti, assolutamente adeguati nel reggere da soli un unico palazzo.
Purtroppo la strada che portava dalla foresta al luogo dove doveva essere costruito il palazzo era molto impervia e gli alberi non potevano essere spostati da lì. Il re però era molto determinato. Quindi pensò ad una soluzione.
Gli vennero in mente molti alberi adatti allo scopo che si trovavano proprio nel suo giardino reale ed autorizzò così il taglio di uno di essi per costruire il palazzo desiderato.
I suoi uomini andarono così nel parco e lì trovarono un magnifico albero.
Si trattava di un albero altissimo e diritto, con rami robusti e una grande circonferenza. Gli abitanti del posto però erano soliti venerare questa pianta. Infatti, al suo interno viveva un potente spirito.
Gli architetti tornarono dal re e lo misero al corrente della loro scoperta, il re ne fu eccitatissimo. “Avete trovato l'albero giusto per il mio palazzo?” esclamò “Andate e tagliatelo.” I costruttori, quindi, ritornarono nel parco ed ornarono l'albero di ghirlande profumate e ornamenti; accesero dei lumi e gli offrirono del cibo per onorarlo come era usanza, quindi si dissero: “Tra 7 giorni torneremo e taglieremo quest'albero. Che lo spirito che lo abita si trovi un'altra casa e non ci serbi rancore.”
Lo spirito dell'albero, sentite queste parole, si mise a riflettere sul fatto che con il proprio taglio non solo sarebbe stata portata via la sua esistenza, ma anche quella degli spiriti dei propri antenati che dimoravano negli altri alberi.
Molti di loro sarebbero stati distrutti sotto il suo peso quando egli fosse stato abbattuto. Si propose quindi di fare di tutto affinché ciò non accadesse.
Nel cuore della notte lo spirito del grande albero andò alla casa del re entro nella sua stanza e piangendo si mise dietro al suo letto.
Il re si svegliò e lo vide. Terrorizzato si rivolse allo spirito. “Chi sei tu che vieni nella notte con le apparenze di un Dio splendente e dimmi perché stai piangendo.” Lo spirito dell'albero rispose:” In questa tua grande terra, o mio re, mi conoscono come un buon albero e per 60.000 anni sono rimasto in piedi, onorato dagli umili e dai potenti. Così come gli altri mi hanno sempre venerato,
ti chiedo di portarmi rispetto.” A queste parole il re spiegò:” Non ho trovato nessun albero dritto e forte come te. Sarai la colonna portante del mio nuovo palazzo.”
Lo spirito prese di nuovo la parola, “Se devo lasciare questo albero che è il mio corpo, allora ti chiedo di non essere tagliato tutto insieme, ma ramo per ramo in piccoli pezzi, così il mio taglio non porterà danno a coloro che vivono vicino a me.”
E il Re rispose: ”Anche un uomo può essere ucciso tagliandolo a piccoli pezzi, prima le mani, poi i piedi, le orecchie e così via, ma è una fine molto dolorosa. Per quale ragione tu mi chiedi di essere tagliato un pezzo alla volta?”
E lo spirito dell'albero rispose: “O grande re, ciò che mi muove nel voler vedere i miei pezzi cadere uno ad uno è la volontà di tutelare coloro che sono sicuri e protetti dalla mia presenza.”
Il Re Brahmadatta fu colpito da quanto ascoltato e dalla capacità di compassione dell’albero, quindi rispose: “Mio buon albero, come sono nobili i tuoi pensieri! Ti lascerò in pace, libero e sicuro.”
Lo spirito quindi ritornò al suo albero e il re abbandonò il suo progetto di edificare un palazzo sorretto da un'unica colonna, seguì gli insegnamenti ricevuti e per il resto della vita compì molte opere buone.
È con questa immagine della generosità e del senso di tutela per gli altri che diviene auspicabile tutte le volte in cui raggiungiamo la solidità di un albero, che ti propongo una piccola meditazione, da praticare in solitudine o quando lasci la posizione di Vrikshasana.
Ti invito ad appoggiare entrambi i piedi al suolo, aprendoli come la misura del tuo bacino.
Abbandona le braccia lungo i due lati del corpo.
Porta l'attenzione al tuo respiro. All'aria che entra, all'aria che esce. Decidi quindi di immaginare il tuo respiro mentre diventa luminoso.
Questo piccolo dharana farà sì che tu possa osservare il respiro durante il suo movimento attraverso gli occhi della mente.
Porta quindi la tua attenzione alle piante dei piedi. Osserva, con gli occhi della mente, delle radici che cominciano a nascere dalle piante dei piedi e che, respiro dopo respiro, si fanno strada nella terra sotto di te.
Senti che puoi osservare quest'immagine finché le radici hanno raggiunto la loro espansione massima. Ti ricordo che non c'è una regola, semplicemente non dirigere le immagini, ma abbandonati ad esse.
Con la percezione e l'attenzione verso queste radici, senti che puoi inspirare attraverso di esse traendo il tuo respiro dalle profondità della terra.
Osservalo attraversare le tue radici, le tue gambe, il tronco intero. Fino a portarsi alla sommità del capo.
Mantieni questa osservazione per qualche istante.
Quindi sposta la tua attenzione alle dita delle mani e osserva che anche da lì si diramano delle radici che si portano nella terra.
Anch’esse cominciano a penetrare la terra cercando il proprio spazio e trovandolo.
Dai tempo anche queste nuove radici di poter raggiungere la loro espansione massima.
Continua quindi a respirare contemporaneamente dalle vecchie radici e da quelle nuove, sempre osservando il tuo respiro come luminoso.
Osservalo scivolar lungo le estremita del corpo e portarsi alla sommità del capo.
Osserva la tua chioma, i tuoi capelli. Osserva il tuo respiro luminoso che vi si diffonde a scolta le tue sensazioni.
Registra senza aspettativa, ma anche senza giudizio, ogni sensazione fisica che ti arriva dall'immagine che stai vivendo.
Osserva quali parti di te non ti fanno sentire eventualmente a tuo agio.
Potresti percepire che desideri radici più profonde o un tronco più grande.
Allora lascia che l’immagine cambi, si modifichi fino a farti sentire completamente a tuo agio nella forma.
Porta quindi l'attenzione alle ai tuoi rami, alle tue fronde: come sono? Ti soddisfano? Forse desideri apportare nuove modifiche?
Stai ospitando altri esseri sulle tue sommità oppure no? Vorresti farlo oppure no? Lascia che il tuo albero si trasformi in funzione del tuo benessere.
Senti che ti puoi fermare quando l'immagine è completa. Adesso hai creato l'albero che ti rispecchia. Quell'albero che puoi ritrovare ogni volta in cui hai bisogno di percepire pienezza e radicamento.
Quando decidi di lasciare questa meditazione, fallo lentamente. Prima aprendo e chiudendo delicatamente i tuoi occhi, per poi ritrovare la visione dello spazio circostante. Quindi muovi le dita delle mani e dei polsi.
Fai qualche circonduzione con le spalle e con il capo. Solleva prima un tallone e poi l'altro e, quando senti che è arrivato il momento, lascia che i tuoi occhi si aprano gradualmente.
In conclusione, lavorare sul simbolo dell’albero ci porta a contattare la parte di noi in grado di radicarsi nel reale e di contattare la propria energia vitale espandendola con generosità verso il mondo.
Se desideri approfondire nuovi spunti per una pratica che comprenda il linguaggio del simbolo e del mito ti invito a dare uno sguardo alle risorse che metto a disposizione sul sito web e sul Podcast e a seguirmi tutti i canali social: Facebook e Instagram.
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